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IL 30 GENNAIO CHIUDE LA CACCIA IN CALABRIA, IL BILANCIO DEGLI AMBIENTALISTI
COMUNICATO STAMPA
Giovedì 30 gennaio si chiude la caccia in Calabria (abbattimenti di cinghiali a parte), dopo una lunga stagione che si è aperta, in anticipo come al solito, ai primi di settembre e che ha visto la Regione schierarsi apertamente dalla parte dei cacciatori.
Infatti, dopo l’immancabile preapertura settembrina (con i pulcini di colombaccio ancora nel nido), lo si era visto ancora con il prolungamento delle battute al cinghiale di un altro mese, per poi dare vita ad un autentico pasticcio relativo alla mancata sospensione della caccia al 9 gennaio a tre specie di tordi, per come era stato chiaramente stabilito da una sentenza del TAR del novembre scorso in seguito al ricorso delle associazioni WWF, LIPU e ENPA.
La stessa regione infatti, in maniera a dir poco incauta, con un subdolo comunicato stampa aveva cercato di sfruttare ad uso e consumo dei patiti degli spiedi di Tordi, le recenti modifiche dell’articolo 18 della legge 157/92 in sede di approvazione della legge di Bilancio. Ebbene, nonostante altre due ordinanze del Consiglio di Stato a favore delle associazioni ambientaliste e quella dello stesso TAR Calabria che nuovamente aveva ribadito l’esecutività della chiusura anticipata al 9 gennaio, la Regione, come se nulla fosse, non ha dato nessun seguito alle determinazioni dei giudici, alla stregua di carta straccia. Da sottolineare che in altre due occasioni (Umbria e Marche) i TAR si erano espressi in maniera analoga, così come ha fatto l’avvocatura regionale delle Marche, con le regioni che si erano opportunamente adeguate, a differenza della Calabria, alle decisioni dei giudici amministrativi.
Un atteggiamento, quello calabrese, arrogante e del tutto irresponsabile, tanto da spingere il presidente del Wwf, Luciano Di Tizio, sostenuto da Lipu ed Enpa, a inviare una lettera al ministro all’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin , diffidando il Presidente della Regione Calabria e invitandolo” ad adottare ogni misura idonea a comunicare la vigenza del regime di divieto dell’attività venatoria alle specie tordo bottaccio, tordo sassello e cesena, in coerenza con quanto disposto dalla magistratura amministrativa”. In caso contrario, le associazioni si riservano di adire le competenti autorità giudiziarie e di segnalare la situazione alla Corte dei Conti per la verifica di eventuali profili di responsabilità amministrativa e contabile, tenuto conto del danno ambientale ed erariale già realizzatosi a causa della illegittima prosecuzione dell’attività venatoria a partire dal 10 gennaio”.
Tutto ciò accade in un territorio, quale quello calabrese, afflitto da una cronica e preoccupante carenza di vigilanza venatoria: un autentico incentivo alle attività di bracconaggio. Da parte nostra continueremo, come sempre, a vigilare e a denunciare tutti i pericoli e le minacce che incombono non solo sulla fauna selvatica, ma su tutto il territorio regionale. Dall’inquinamento marino e dei corsi d’acqua, alla cementificazione delle coste, dalla tutela della flora spontanea, alla difesa del nostro patrimonio boschivo ecc. ecc.
Per questo, e per mille altre ragioni, restituiamo ai cacciatori il richiamo, a mo’ di alibi puerile, all’esistenza di problemi ambientali più grandi a cui noi dovremmo badare. Quegli stessi problemi che loro forse pensano di risolvere sparando ai tordi (e non solo).
WWF Calabria, LIPU Calabria, ENPA Calabria
Stop alla gara di motocross sulla spiaggia di Paola: un appello per salvaguardare un ecosistema prezioso
COMUNICATO STAMPA
La Delegazione Lipu di Rende, insieme al WWF “Calabria Citra” e al Circolo territoriale VAS di Rende - Cosenza, denuncia con preoccupazione l’imminente svolgimento di una gara di motocross prevista sulla spiaggia di Paola (CS) il prossimo 16 febbraio. Questo evento, se confermato, rappresenterebbe una grave minaccia per l’equilibrio ecologico della zona, un habitat fondamentale per specie protette come il Corriere piccolo (Charadrius dubius).
Dal 2020, la Lipu in Calabria monitora attivamente le spiagge alla ricerca del Fratino (Charadrius alexandrinus), un piccolo limicolo a rischio di estinzione in Italia, e lo fa anche sulla spiaggia di Paola, dove da alcuni anni nidifica il Corriere piccolo, che con il Fratino condivide in larga parte le proprie esigenze ecologiche. Secondo la sua fenologia riproduttiva, il periodo di nidificazione è ormai sempre più vicino: le prime coppie di questa specie stanno per arrivare, ma la creazione di una pista per motocross distruggerebbe irrimediabilmente il loro habitat, compromettendo il loro successo riproduttivo e al contempo il destino di molte altre specie strettamente legate, come il Corriere piccolo, agli ambienti sabbiosi.
Inoltre, e non da ultimo, bisogna sottolineare che la movimentazione di grandi quantitativi di sabbia tramite mezzi meccanici, oltre a essere vietata, è una pratica che aggrava in maniera sensibile l’erosione costiera, con importanti conseguenze negative sia per l’ambiente che per le comunità umane, tra cui:
- perdita di habitat naturali indispensabili per la biodiversità;
- aumento del rischio di inondazioni nelle aree interne a causa della scomparsa di barriere naturali quali spiagge e dune;
- danni alle infrastrutture costiere a causa dell’avanzamento del mare.
In luce a tutto ciò, nei giorni scorsi, la Lipu di Rende, il WWF Calabria Citra e VAS, Circolo territoriale di Rende-Cosenza, hanno inviato una PEC al Comune di Paola ed ad altri Enti di competenza per comunicare la loro posizione rispetto alla gara di motocross e ribadire la necessità di tutelare l’ecosistema costiero e le specie protette che vi abitano, chiedendo di conseguenza l’annullamento dell’evento in programma.
Già nel marzo dello scorso anno, una manifestazione analoga aveva avuto gravi ripercussioni su questo stesso habitat, già fortemente minacciato, come avviene in molti contesti analoghi nella nostra regione.
La presenza del Corriere piccolo sulla spiaggia di Paola è da considerarsi un evento di grande rilevanza ecologica, in quanto questa specie rappresenta un indicatore biologico dello stato di salute e conservazione degli ecosistemi sabbiosi. La sua presenza riflette la qualità ambientale del territorio e garantisce la sopravvivenza di numerose altre specie che dipendono da questi habitat, creando un equilibrio naturale ed essenziale per la biodiversità costiera.
Corriere piccolo e Fratino, entrambi fortemente minacciati, godono inoltre di speciali tutele anche sul piano legislativo, in base a normative internazionali, tra cui:
- Allegato II del Protocollo SPA/BIO della Convenzione di Barcellona;
- Allegato II della Convenzione di Berna;
- Allegato I della Direttiva Uccelli dell’Unione Europea;
- Liste Rosse IUCN.
Per di più, la Regione Calabria, con la nota prot. 244072 del 30 maggio 2023, ha ribadito l’importanza di salvaguardare gli habitat costieri, prevedendo misure specifiche per la tutela di specie come il Fratino e la tartaruga marina Caretta caretta.
Chiediamo quindi al Comune di Paola di annullare l’evento previsto e di promuovere, al contrario, attività rispettose dell’ambiente che valorizzino la ricchezza naturale del territorio. La nostra proposta è di collaborare con le autorità locali per individuare soluzioni sostenibili che possano coniugare il rispetto della biodiversità con le esigenze di promozione del territorio.
La tutela dell’ambiente è una responsabilità condivisa. Il supporto delle amministrazioni comunali e l'impegno attivo dei cittadini sono fondamentali per guidare il cambiamento e promuovere modelli di turismo e convivenza più consapevoli e rispettosi della natura. Solo tramite azioni condivise possiamo fare davvero la differenza e provare a garantire un futuro alle nostre spiagge e alle specie che le abitano.
N.B.
In allegato alcune foto dello scorso anno relative all’intervento di movimentazione sabbia per la realizzazione della pista di moto cross sulla spiaggia di Paola.
Lipu Sezione di Rende (CS)
WWF Citra
VAS – Circolo Territoriale di Rende - Cosenza
Monitoraggio Fratino in Calabria 2024: rilevato un maggior numero di nidi rispetto al 2023, ma serve più impegno da parte dei comuni costieri
COMUNICATO STAMPA
Si è conclusa l’attività di monitoraggio e protezione dei nidi di Fratino (Charadrius alexandrinus) tra le coste calabresi nel corso del 2024. Individuato un maggior numero di nidi rispetto al 2023: 18 in totale tra versante ionico e tirrenico, contro le 7 nidificazioni accertate nell’anno precedente. Da registrare inoltre il numero crescente di individui svernanti, circa 40, che hanno scelto le foci di alcuni fiumi e torrenti calabresi durante il periodo di svernamento.
Il Fratino risulta ad oggi una delle specie nidificanti costiere più minacciate in Europa: la popolazione italiana è infatti drasticamente diminuita negli ultimi decenni. Ecco perché monitorare il suo status in una regione, la Calabria, che offre condizioni potenzialmente idonee per la sua riproduzione risulta particolarmente importante.
A portare avanti l’attività di ricerca in Calabria, per il quinto anno consecutivo, è il Gruppo Lipu Fratino Calabria, che con 28 volontari ha monitorato 25 siti distribuiti tra Ionio e Tirreno, per un totale di 60 km di spiagge.
Un impegno notevole, sostiene la Sezione Lipu di Rende che coordina il progetto a livello regionale, reso possibile grazie alla passione e dedizione dei volontari che hanno dedicato tempo ed energia e creduto nel valore di questa attività.
“La scarsità di nidi trovati - affermano i volontari della Lipu - ci fa capire la rarità di questa specie e, al contempo, ci fornisce informazioni importanti sullo stato di conservazione e gestione non ottimale delle nostre spiagge. Il fratino è infatti anche un indicatore ecologico dello stato di salute dell’ambiente costiero. La sua assenza è indice di una spiaggia priva di elementi di naturalità, dove le attività umane intervengono alterando l’equilibrio di un ecosistema complesso”.
Il Fratino è una specie che appartiene al numeroso gruppo dei limicoli (Ordine Caradriformi), così definiti perché frequentano le acque basse e le rive, dove usano alimentarsi. Si rinviene preferibilmente lungo i litorali sabbiosi, alle foci di fiumi, fiumare e torrenti, e nei pressi di dune e battigie dove però il disturbo dell’uomo non sia eccessivo.
Molte delle nidificazioni trovate in Calabria in questo 2024, tuttavia, non sono andate a buon fine. Le cause, per un buon 60%, sono imputabili a fattori di origine antropica.
“Questo è un dato su cui riflettere – continuano i volontari di Lipu Rende – che merita di essere affrontato con soluzioni specifiche”.
Pulizia meccanica delle spiagge, eccessiva urbanizzazione delle coste, rifiuti abbandonati, cani lasciati liberi, fuoristrada, quad e motocross, ma anche il calpestio delle spiagge e forme di turismo balneare poco rispettose dell’habitat mettono a dura prova la conservazione di un ecosistema unico e delicato, a cui il Fratino è indissolubilmente legato. Tutte queste interferenze possono portare alla distruzione dei nidi o al loro abbandono da parte delle coppie impegnate nelle operazioni di cova. Un esempio lampante si è avuto proprio questa estate, quando alcuni volontari hanno trovato e messo in protezione diversi nidi di Fratino collocati in mezzo alla spiaggia, a pochi centimetri di distanza dalle tracce fresche di uno pneumatico.
L’obiettivo dei volontari Lipu non è stato solo quello di trovare i nidi e metterli in sicurezza, ma anche quello di salvaguardare questa specie dalle costanti pressioni alle quali è sottoposta. Non solo: tramite il profilo social “Salviamo il Fratino in Calabria” e diversi comunicati stampa, è stato portato avanti un lavoro di sensibilizzazione rivolto all’opinione pubblica, mentre ai comuni e agli Enti preposti alla gestione di queste aree è stato inviato materiale informativo riguardante il Fratino. Un’importanze azione di sensibilizzazione è stata portata avanti anche nel mese di febbraio, quando la Lipu Calabria ha indirizzato una lettera a 55 Comuni costieri della regione per informarli dell’imminente inizio dell’attività di monitoraggio sui nidi di fratino e suggerire alle amministrazioni locali le misure di protezione da mettere in atto per la salvaguardia della specie.
Infine, il lavoro di censimento è servito ad arricchire i dati a livello regionale e di conseguenza nazionale, dato che il monitoraggio della popolazione nidificante è di massima importanza sia per effettuare una stima dell’abbondanza di popolazione e dell’estensione dell’areale di nidificazione.
La specie, come detto, risulta purtroppo in cattivo stato di conservazione. La Lista Rossa IUCN degli uccelli nidificanti in Italia 2021 ha collocato il Fratino tra le specie Endangered (EN), cioè in pericolo, e nella guida realizzata dalla LIPU Conoscerli, proteggerli. Guida allo stato di conservazione degli uccelli in Italia, le è stato assegnato “semaforo rosso”. Senza alcun intervento atto a mitigare o eliminare le minacce l’estinzione locale o addirittura nazionale è una prospettiva, a lungo termine, concreta.
I Comuni delle coste calabresi, che gestiscono le proprie spiagge, hanno la grande opportunità di porre un freno al declino di questa specie, e, per contro, anche una discreta responsabilità nel peggiorarne ulteriormente lo status di conservazione.
Il Fratino concorre, come la Tartaruga Marina, all’ottenimento della Bandiera Blu e quindi la loro presenza sul proprio litorale è indice di una gestione oculata dell’ambiente.
Ciò implica, soprattutto durante il periodo riproduttivo della specie (che va da aprile ad agosto), la necessità di impegnarsi a non pulire le spiagge con mezzi meccanici, ma piuttosto collaborare con gli addetti ai lavori per trovare soluzioni atte a garantire al Fratino un habitat idoneo.
Questo significa incentivare e promuovere anche una forma di turismo nuova, che sia più attenta alle questioni ambientali e alla salvaguardia della natura..
“Facciamo appello ai comuni e alle istituzioni preposte affinché possano collaborare nella gestione delle spiagge - spiegano ancora i volontari Lipu – è questo il primo passo per garantire un luogo sicuro e protetto al Fratino. Siamo disposti a collaborare e a fornire tutte le indicazioni necessarie affinché questa specie possa incrementare la sua presenza in Calabria: una regione che con i suoi 800 km di costa potrebbe ospitare una discreta popolazione a livello nazionale”.
L’appello della Lipu va anche a tutti i cittadini che vogliano prendere parte a questa attività di salvaguardia. “Abbiamo bisogno di fare rete, in un’ottica di citizen science che possa monitorare, proteggere e conoscere più a fondo questa straordinaria specie. Nuovi volontari, appassionati o studenti sono ben accetti”.
L’attività di monitoraggio quest’anno infatti è stata portata avanti in collaborazione con altre associazioni operanti sul territorio proprio nell’ottica di creare una rete estesa di associazioni e volontari in tutta la regione, in particolare, Auser Senza Barriere - Ardore (RC), La Rete di Squillace (CZ), Baia di Borea APS di Calopezzati (CS).
“La conoscenza e la consapevolezza all’interno di una rete ampia di persone - concludono - possono essere un’arma efficace contro le deturpazioni, le opere inutili, gli eventi dannosi, gli illeciti ambientali e gli interessi economici di pochi”.
A fronte di una progressiva e sempre più rapida scomparsa degli habitat idonei, proteggere i siti riproduttivi e di svernamento ancora utilizzati dal Fratino diventa perciò fondamentale per garantire la conservazione di questa specie, nonché un impegno a cui tutti, cittadini e istituzioni, siamo chiamati a rispondere.
Caccia: Il Calendario venatorio 2024/2025 non rispetta le prescrizioni indicate da scienza nazionale e regionale e dalle norme europee
COMUNICATO STAMPA
Lo scorso 07 agosto 2024 la Giunta Regionale della Calabria ha approvato il calendario venatorio per la stagione 2024/2025, senza rispettare le chiare indicazioni espresse dalla Struttura Tecnica di Valutazione STV (prot. n. 503258 del 31/07/2024 approvato con DDG n. 11182 DEL 01/08/2024) e dall’ISPRA che posticipava l’apertura dell’attività venatoria al 2 ottobre 2024, con le sole eccezioni dei corvidi, del colombaccio e del cinghiale, e non tenendo conto dell’ennesima procedura Eu-Pilot indirizzata all’Italia dalla Commissione europea in ambito venatorio in particolare, per la caccia in periodo di migrazione prenuziale e per la caccia su specie in cattivo stato di conservazione. Oltretutto, il calendario venatorio, in assenza di piani di gestione o con piani non adeguatamente attuati, stabilendo la chiusura della caccia al 30 gennaio per turdidi e uccelli acquatici, durante il periodo di migrazione prenuziale, risulta essere in aperta violazione della Direttiva europea.
“Un pessimo regalo alla parte più insensibile dei cacciatori, un grave danno al patrimonio indisponibile dello stato e un attacco ai principi costituzionali di tutela della biodiversità e della fauna” il commento congiunto delle tre principali associazioni ambientaliste calabresi, Legambiente, LIPU e WWF.
Nell’atto approvato rimane solo il dovuto divieto di preapertura, ed il posticipo dell’attività venatoria al 2 ottobre 2024 (con la sola eccezione dei corvidi, del colombaccio e del cinghiale), nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) di cui la Direttiva 2009/147/CE (dove si applicano inoltre le misure di conservazione disposte dal Decreto Ministeriale 17 ottobre 2007), e nelle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) di cui la Direttiva 92/43/CE, e, in entrambe, al fine di ridurre l’inquinamento da piombo nelle aree interessate dalla presenza di corsi d’acqua (aree umide), il divieto di utilizzo di munizioni a pallini di piombo.
“Per questo chiediamo – continua la nota delle tre associazioni – al Presidente e alla Giunta Regionale di approvare subito atti con cui vengano escluse, dalla lista delle specie cacciabili in Calabria, le specie in cattivo stato di conservazione, ossia Allodola, Tortora selvatica, Combattente, Moriglione, Moretta e Tordo sassello e di eliminare le preaperture e i posticipi della caccia a fine gennaio dal calendario venatorio. Altresì, per contrastare il diffuso e grave fenomeno del bracconaggio, che aumenta sempre in concomitanza con la stagione venatoria, chiediamo l’impegno ad aumentare la vigilanza, stabilendo un piano di controllo organico, incrementando il personale in servizio nei corpi di Polizia Provinciale e attivando specifiche convenzioni con i Carabinieri forestali.”
Catanzaro/Rende 13.08.2024
La Presidente di Legambiente Calabria
Anna Parretta
Il Coordinatore regionale Lipu Birdlife Calabria
Giorgio Giovanni Berardi
Il Presidente WWF Calabria
Angelo Calzone
Conclusa la stagione riproduttiva 2024 della Cicogna bianca in Calabria
Soddisfazione della Lipu per gli ottimi risultati raggiunti
95 le cicogne nate, 15 in più rispetto all’anno scorso
95 cicogne nate quest’anno in Calabria, 15 in più rispetto al 2023, pur rimanendo stabile il numero di coppie (32) che si sono riprodotte.
Ad annunciare la conclusione positiva della stagione riproduttiva 2024 della Cicogna bianca in Calabria è la sezione Lipu di Rende (CS) e il coordinamento regionale della Lipu.
Su 36 coppie presenti nei tre areali riproduttivi (Piana di Sibari, Vale del Crati e Valle dell’Esaro), 32 hanno portato a termine la riproduzione con involo delle giovani cicogne.
Come ogni anno, il maggior numero di coppie riproduttrici si è registrato nella Piana di Sibari 21 (una in meno rispetto al 2023) seguita dalla Valle del Crati con 9 coppie (stabile rispetto al 2023 ) e dalla valle dell’Esaro con 2 coppie che incrementa di 1 unità rispetto al 2023.
Sono 9 i comuni calabresi (tutti in provincia di Cosenza) nei cui territori ricadono le nidificazioni di Cicogna bianca, da sud verso nord: Montalto Uffugo, Luzzi e Lattarico con 1 nidificazione per ciascun territorio, Bisignano (4 nidificazioni), Tarsia (3 nidificazioni), Roggiano Gravina (1 nidificazione), Corigliano-Rossano (3 nidificazioni), Cassano allo Jonio (18 nidificazioni).
“Sono risultati importanti e meritati, che arrivano a coronamento di una gran mole di lavoro iniziato dalla Lipu su questo territorio già molti anni fa - sostiene Roberto Santopaolo , anima e ideatore del progetto Cicogna bianca Calabria - La continuità dell'operato dei volontari della Lipu sta consentendo alla Calabria di consolidarsi tra le regioni più ospitali per questa specie”.
“Dopo un’assenza di oltre 500 anni, finalmente una prima piccola popolazione di Cicogna bianca ritorna a popolare i cieli della Calabria - continua Santopaolo- un patrimonio e un valore aggiunto per la nostra terra che merita attenzione, rispetto e ammirazione da parte dell’intera comunità calabrese”.
“A seguire la Cicogna bianca in Calabria ”, dichiara Alessandro Polinori, presidente della Lipu sono i volontari e attivisti della Sezione Lipu di Rende, una schiera di 11 volontari distribuiti tra la Valle del Crati, la Piana di Sibari e la Valle dell’Esaro in provincia di Cosenza, che, da febbraio a luglio, con oltre 600 ore di lavoro, ne controllano i siti per garantire la tranquillità delle nidificazioni e acquisiscono dati sulla biologia riproduttiva e sulle abitudini della specie. A loro, a tutto il Gruppo Cicogna bianca Calabria, va un particolare ringraziamento
“Per ogni singola area abbiamo dati specifici e dettagliati su ogni nidificazione - sostiene Giorgio Berardi coordinatore regionale Lipu, ottenuti grazie all’impegno dei nostri volontari, Katharina Werner e Stefaia Pistocchio per la Piana di Sibari, Fernando e Roberto Santopaolo per la Valle del Crati, Maja Held, Luigi Domanico e Maria Grazia La Camera per la Valle dell’Esaro.
Maria Corrado ed Ernesto Napolitano hanno invece eseguito un lavoro fotografico utile e importante ai fini divulgativi, ma anche scientifico per l’identificazione dei codici alfa numerici di alcune cicogne inanellate negli anni passati.”
Un capitolo a se meriterebbe invece l’attività di inanellamento scientifico giunto ormai al suo quinto anno e portato avanti insieme ad ISPRA e alla disponibilità del socio della Lipu e inanellatore Mario Pucci e a e-distribuzione, la società del gruppo Enel che gestisce la rete elettrica a media e bassa tensione. Anche questa attività, non facile da attuare per l’ubicazione dei siti, ha richiesto grande attenzione e mole di lavoro sul campo e ha visto coinvolte ben 4 squadre di e-distribuzione Blue Team di: Rende, Castrovillari, Acri-S. Giovanni in Fiore, Rossano-Corigliano e l’Unità Tecnica di Cosenza.
Tutte queste attività sono partite da molto lontano, dal 2003 da quando La Lipu di Rende lavora su una idea: favorire il ritorno della Cicogna bianca in Calabria attraverso l’uso di nidi artificiali, una sorta di grandi piattaforme circolari in legno che, grazie alla collaborazione di e-distribuzione vengono installate sui pali e tralicci elettrici individuati dalla Lipu.
L’idea, dunque, si è realmente concretizzata risultando molto positiva per la specie a livello regionale. Anche la Calabria, come altre regioni italiane, sta diventando una “casa” ideale per la nidificazione della Cicogna bianca, visto che ad oggi 30 coppie su 32 nidificano su piattaforme artificiali, certificando la validità del progetto della Lipu e l’utilità dei nidi artificiali per l’incremento di questa specie.
L’installazione delle piattaforme si è rilevato un elemento fondamentale che ha permesso nel corso degli ultimi due decenni un aumento costante della specie in Calabria, sostiene Marco Gustin - responsabile Specie e ricerca della Lipu a livello nazionale, mettendo in evidenza che comunque questa è risultata la strada migliore da percorrere per incrementare la popolazione della Cicogna bianca in Calabria.
Di questo ne è convinta anche e-distribuzione che, con il suo dirigente ingegnere Vito Antonio Morrone, responsabile UT Cosenza, predisporrà già nei prossimi giorni alcuni sopralluoghi congiunti con gli esperti della Lipu per posizionare altre piattaforme nido su nuovi tralicci e pali elettrici.
Saranno queste le nuove strutture che permetteranno alle future coppie di cicogne bianche di utilizzarle durante la prossima stagione riproduttiva.
L’obiettivo dei prossimi anni sarà quello di incrementare il numero di coppie nidificanti e allargare gli areali riproduttivi della specie in Calabria. Siamo nella direzione giusta - sostengono ancora i volontari Lipu - molto ancora si dovrà fare ma con il supporto di e-distribuzione e la collaborazione delle aziende, comuni e agricoltori, nei cui territori ricadono le nidificazioni, possiamo farcela.
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